venerdì 12 dicembre 2014

QUELLO CHE NON HANNO MAI DETTO DI OSHO E CHE NESSUNO TI POTRA' MAI DIRE, SE NON GUARDANDOSI INTIMAMENTE NEL PROPRIO ESSERE.


"Sono una persona che medita, ho sentito qualcosa – prima ancora di incontrare Osho – che potrei definire “la luce dell’esistenza”. Cosa vuol dire è diverso per ciascuno, nella mia ricerca di un significato posso definirla così:
una goccia che vede e sente di essere l’oceano. Ma che vive rinchiusa nel suo essere una goccia… difficile definire il disagio e quant’altro quello stato d’essere comporta.
Poi un giorno la vita mi ha avvicinato a Osho. E mi sono trovato di fronte all’evento, temuto e cercato… l’oceano che mormorava o furoreggiava in una goccia!

Da allora, per 40 anni, è stato un gioco a nascondino. Con picchi di luce e abissi vertiginosi… con lui che, fermo nella sua quiete, mi portava a “vedere”, e poi mi diceva: “Adesso prova a farlo da solo”.
Impossibile narrare quel vissuto con Osho… di certo non ho avuto tempo per seguire tutto ciò che di lui si diceva, si mormorava, si chiacchierava. Una sola cosa mi è certa, visto che anch’io un po’ mi sono perso in quel gioco: ciò che si dice di lui, rivela molto di chi ne parla e dice. Poco o nulla di Osho in quanto tale, che ha detto:

“Mi riconoscerai solo quando avrai conosciuto e compreso te stesso”.

E quello è vero! Per mia comodità, per egoismo, per disperato bisogno e anelito folle l’ho definito in tanti modi… e lui non si è mai “piegato”, né mai si è sentito in bisogno o dovere di corrispondere… un’integrità che ben lo descrive, in grado di includere tutto il bene e tutto il male che si è proiettato su di lui.

La vera domanda è: perché lo si fa?
Personalmente, credo che il motivo sia semplice. Di nuovo, è riferito a me stesso: molti “saltini quantici” che Osho mi ha portato a fare, hanno richiesto di vedere e di fidarmi di qualcosa di me che andava al di là di ciò che credevo, pensavo, volevo essere.
In pratica, lui si poneva come uno specchio, lucido e limpido al punto tale da spazzar via proiezioni, sogni, speranze – ma anche rimpianti e perenni sabotazioni – con cui, umanamente, si tende a colorare e riempire la propria esistenza.

Osho mi ha riempito e svuotato, incitandomi a vivere in pienezza, tutto ciò che l’esistenza mi ha messo davanti. E poi, al culmine di quello che per me era “il picco”, quando pensavo: “Adesso sono proprio arrivato”, mi ha tolto orizzonte dopo orizzonte… insegnandomi, dunque, che la vita è un viaggio… e in quanto tale non ha alcuna meta.

Non è cosa facile da accettare. È peggio di una bomba atomica… proprio perché ti “atomizza” (frantuma tutti i tuoi sogni, lasciandoti solo con te stesso. Qualcosa che non avrà mai nome, né forma). Difficile scendere a patti con qualcosa di simile. Da qui le due cose: o si intraprende un viaggio, oppure si cerca di sminuire, calunniare, giudicare, distorcere quell’essere. Rendendolo “simile a noi”.
E in quel gioco ci si perde, sia alimentandolo sia contestandolo. Perché intanto il tempo passa e un giorno ci si trova di fronte al grande salto nell’ignoto – che molti chiamano morte, e che è visto come la fine dei giochi. Meglio non sprecare tempo, e cercare dentro di sé “ciò che non muore mai”. Ovvero quella vita che vibra in noi come eco perenne dell’esistenza.
E ringraziamo Osho, se ci è utile, ad alimentare quell’intima connessione con noi stessi.
Altrimenti non perdiamo tempo e cerchiamo, cerchiamo, cerchiamo… perché nulla è garantito: oggi stesso potrebbe essere il giorno della prova. E se non si è pronti, essendo la vita una scuola, ci si ritroverà a ripetere e ripetere e ripetere gli stessi vecchi giochi di sempre.
Se piace, o se non ci sono “segnali” che indicano la possibilità di un altro percorso esistenziale, benissimo… magari a qualcuno quel perenne cadere, penare, rialzarsi per cadere e penare di nuovo è venuto a noia. Un lampo si potrebbe accendere… una persona simile potrà solo essere grata nell’incontro di qualcuno che è uscito alla vita, risvegliandosi.
E, poiché la risposta non è là fuori, ma dentro di te. Potresti chiederti: quale buon uso posso fare di Osho?
Se non ne vedi nessuno, va’ e cerca qualcun altro in grado di essere per te un trampolino di lancio. Una soglia che ti permetta di uscire alla vita, risvegliandosi. Perché è nel tuo risveglio, la risposta a ogni tuo dubbio o domanda."
12 dicembre 2014
Lettera da un Discepolo che ha vissuto con Osho fin dagli anni '70.

http://divinetools-raja.blogspot.it/ La Via del Ritorno... a Casa

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