giovedì 26 maggio 2016

L’ego, il falso centro – Osho

Un bimbo nasce. Egli viene al mondo senza alcuna cognizione, né coscienza del proprio sé. E la prima cosa di cui diventa consapevole non è sè stesso. Come prima cosa diventa consapevole dell’altro. E’ naturale, perché gli occhi si aprono verso l’esterno, le mani toccano gli altri, le orecchie ascoltano gli altri, la lingua sente il sapore del cibo e il naso sente gli odori esterni. Tutti questi sensi sono aperti verso l’esterno. Nascere significa questo. Nascita significa venire in questo mondo: il mondo di ciò che sta fuori.

Egli dapprima diventa consapevole della madre. Poi un po’ alla volta, diventa consapevole del proprio corpo. Anche questo è l’altro, anche questo appartiene al mondo esterno. Ha fame e sente il corpo, quando il suo bisogno viene soddisfatto, si dimentica del corpo. E’ così che un bimbo cresce.

Prima diventa consapevole dell’altro, e poi a poco a poco, in contrasto con l’altro, diviene consapevole di sé stesso. Tale consapevolezza è una consapevolezza riflessa. Egli non è consapevole di chi lui sia. E’ semplicemente consapevole della madre e di ciò che lei pensa di lui. Se sorride, se gli fa dei complimenti, se gli dice: “Quanto sei bello”, se lo abbraccia e lo bacia, il bimbo è soddisfatto di sé. In questo modo, è nato l’ego.

Attraverso i complimenti, l’amore, le cure, egli si sente bene, sente di essere apprezzato, sente di avere un significato. Nasce un centro. Ma questo centro è un centro riflesso. Non è il suo vero essere. Egli non sa chi è; sa solo quello che gli altri pensano di lui. E questo è l’ego: il riflesso, ciò che pensano gli altri. Se nessuno pensa che lui sia utile, gli fa dei complimenti, gli sorride, nasce un ego malato, triste, rifiutato, simile a una ferita; un ego che si sente inferiore, indegno. Anche questo è ego. Anche questo è un riflesso.

Dapprima viene la madre, e all’inizio la madre rappresenta tutto il mondo. Poi alla madre si uniscono gli altri, e il mondo continua a crescere. E più il mondo cresce, più l’ego diventa complesso, perché vi si riflettono le opinioni di molte altre persone. L’ego è un fenomeno di accumulazione, un sottoprodotto della vita vissuta con gli altri. Se un bambino vive completamente solo, non accadrà che in lui cresca un ego. Ma questo non aiuta affatto. Egli rimarrà come un animale, ma non vuol dire che arriverà a conoscere il suo autentico sé, per nulla!

Il reale può essere conosciuto solo attraverso il falso, quindi l’ego è necessario. Bisogna passarci attraverso. E’ una disciplina. Il reale può essere conosciuto solo attraverso l’illusione. Non potete conoscere la verità direttamente. Prima dovete conoscere ciò che non è vero. Prima dovete scontrarvi con il falso: questo incontro, vi aiuterà a conoscere la verità. Se conoscete il falso in quanto tale, la verità sorgerà in voi. L’ego è una necessità; è una necessità sociale, è una conseguenza della società. E la società è tutto ciò che vi circonda: non siete voi, ma quello che vi sta intorno. Tutto, eccetto voi, è la società. E tutti riflettono. Andrai a scuola e il maestro rifletterà chi sei. Diventerai amico di altri bambini, e gli altri bambini rifletteranno chi sei. Pian piano, tutti quanti aggiungono qualcosa al tuo ego, e tutti cercano di modificarlo, in modo tale che tu non divenga un problema per la società.

Gli altri non si preoccupano di te. Il loro unico interesse è la società. La società si preoccupa di se stessa, e così dev’essere. A loro non importa che tu divenga un conoscitore di te stesso. A loro importa che tu divenga una parte efficiente del meccanismo della società: devi adattarti allo schema. Quindi, cercano di darti un ego compatibile con la società. Ti insegnano una morale. La morale comporta il darti un ego compatibile con la società. Se sei immorale, in un modo o nell’altro, sarai sempre un disadattato.

Ecco perché si mettono i criminali in prigione: non perché abbiano fatto qualcosa di sbagliato; non perché la prigione possa aiutarli a migliorare, anzi… Semplicemente essi non sono compatibili. Sono fonte di problemi. Hanno ego particolari, che la società non approva. Se la società li approvasse, tutto andrebbe bene.

Un uomo ammazza qualcuno: è un assassino. Lo stesso uomo, in tempo di guerra, uccide migliaia di persone… e diventa un grande eroe. La società non è disturbata da un delitto, però il delitto deve essere commesso negli interessi della società: in questo caso è pienamente accettato. La società non si preoccupa della moralità. La moralità presuppone semplicemente che tu ti debba adattare alla società. Se la società è in guerra, la morale cambia. Se la società è in pace, esiste una morale diversa.

La morale è politica sociale. E’ diplomazia. E ogni bambino deve essere allevato ed educato in maniera tale, da rientrare negli schemi della società, in quanto ad essa interessa solo avere componenti efficienti. Alla società non interessa che tu raggiunga la conoscenza di te stesso. La società crea un ego, perché l’ego può essere controllato e manipolato. Mentre il sé non potrà mai essere né controllato né manipolato. Nessuno ha mai sentito parlare di un società che controlli il sé: non è possibile.


Il bambino ha bisogno di un centro. La società gliene da uno, e il bambino a poco a poco si convince che quello sia il suo vero centro o ego. Un bambino torna a casa e se è risultato il primo della classe, tutta la famiglia è felice. Viene abbracciato, baciato e lodato. In questo modo gli si sta dando un ego, un ego sottile. E se invece il bambino torna a casa deluso, sconfitto, con un brutto voto, allora nessuno gli fa complimenti ed egli si sente rifiutato… la prossima volta ci metterà più impegno, perché il suo centro, il suo ego è stato scosso.

L’ego è sempre agitato, è sempre in cerca di alimento, in cerca di qualcuno che gli faccia delle lodi. E’ per questo motivo che chiedete continuamente attenzione. Noi prendiamo dagli altri l’idea di chi siamo. Essi danno forma al nostro centro. Ma questo centro è falso, perché ognuno porta in sé il proprio vero profondo centro. E nessun altro può metterci voce… non sono affari loro! Nessun altro gli può dare forma… veniamo al mondo con quel centro. Siamo nati con esso.

Quindi, tu hai due centri: un centro che ti è dato dall’esistenza stessa, che è il tuo vero Sé; e l’altro creato dalla società, ossia l’ego, che è invece falso. Attraverso di esso la società ti controlla: devi comportarti in un certo modo, perché solo in questo caso la società ti apprezza. Devi camminare in un certo modo, devi ridere in un certo modo, devi assumere un certo comportamento, avere una morale, un codice. Solo così la società ti apprezzerà, e se ciò non accadrà, il tuo ego ne sarà sconvolto. E quando l’ego viene scosso, tu non sai più dove sei, non sai più chi sei.

Cercate di capire quanto più profondamente possibile questo concetto dell’ego, perchè è qualcosa di cui dovrete sbarazzarvi se vorrete raggiungere il vostro vero sé… Voi tutti siete dipendenti dal centro e di conseguenza non siete in grado di guardare nella direzione del sé.

La verità è che si teme l’ignoto, ciò che non si conosce. L’ego può anche essere difficoltoso, può creare molte sofferenze, tuttavia si pensa: “è mio”. Rappresenta qualcosa da afferrare, qualcosa a cui aggrapparsi, qualcosa sotto i piedi… non il vuoto, il limbo sconosciuto. Puoi anche essere infelice, ma perlomeno esisti. Persino l’essere sofferente ti fa sentire di esserci. Se te ne allontani, arriva la paura; inizi a temere l’oscurità e il caos… perché la società è riuscita a far luce solo su una piccola parte del tuo essere.

E’ come entrare in una foresta: fai un po’ di pulizia, liberi un piccolo spazio, lo recinti, costruisci una capanna, un giardinetto…. e sei soddisfatto. Oltre la siepe, la foresta, il mondo selvaggio. Invece qui tutto è a posto: hai pianificato tutto.

La società ha fatto un po’ di pulizia nella vostra consapevolezza. Ha ripulito perfettamente una piccola parte e l’ha recintata. E lì dentro tutto è a posto. E’ questo che fanno tutte le vostre università. Tutta la cultura e tutti i condizionamenti, servono solo a ripulire quella piccola porzione del vostro essere, in modo tale da farvi sentire a casa. Ma voi esistete anche oltre la siepe, così come esistete al suo interno, e la vostra mente cosciente è appena una parte, un decimo di tutto il vostro essere. Gli altri nove decimi sono in attesa, nell’oscurità, e in questi nove decimi è nascosto, da qualche parte, il vostro centro reale.

E’ necessario rischiare… essere coraggiosi. Occorre fare un passo nell’ignoto. Per un attimo, tutti i confini spariranno. Per un attimo, avrete le vertigini. Per un attimo, sarete spaventati e sconcertati, come se fosse avvenuto un terremoto. Ma se sarete coraggiosi e non tornerete indietro, se non ricadrete di nuovo nell’ego e continuerete ad andare avanti… troverete dentro di voi un centro, che possedete da vite intere. Questa è la vostra anima, il vostro sé.

Quando vi ci avvicinerete, tutto cambierà, tutto si organizzerà di nuovo. Ma questa volta l’assestamento non sarà opera della società. Ora ogni cosa diventerà un tutto organico e armonico, non un caos: nascerà un nuovo ordine, che non è l’ordine della società, ma l’ordine stesso dell’esistenza. E’ ciò che “Buddha, chiama Dhamma; “Lao Tzu”, Tao ed “Eraclito”, il Logos. Non è fatto dall’uomo: è l’ordine stesso dell’esistenza.

Ecco che allora, all’improvviso, tutto sarà di nuovo bello; anzi, per la prima volta, sarà davvero bello, perché le cose fatte dall’uomo non possono essere belle. Al massimo se ne può nascondere la bruttezza, ma niente di più. Si può cercare di renderle attraenti, ma non potranno mai essere belle. La differenza è la stessa che esiste tra un fiore vero e uno di plastica o di carta. L’ego è un fiore di plastica, morto, in lui non c’è vita alcuna. Tu hai invece dentro di te un “centro in fiore”. E’ per questo che gli hindu lo chiamano “Fior di Loto”, perché è qualcosa che fiorisce. Lo chiamano il “Loto dai mille petali”, e mille significa infiniti petali. Esso continua a fiorire, non si ferma mai, non muore mai.

Voi però, vi accontentate di un ego di plastica. E sono molti i motivi per cui vi accontentate. Con una cosa morta ci sono molti vantaggi. Il primo, è che una cosa morta non muore mai. Non può… non è mai stata viva. I fiori di plastica durano molto… non sono eterni, ma durano a lungo. Il fiore vero, che spunta in giardino, invece è eterno, ma non dura a lungo. E ciò che è eterno ha un suo modo di esserlo: nascere e morire continuamente. Con la morte si ricrea, torna a essere di nuovo giovane.

Il fiore vero cambia semplicemente corpo, e in questo modo è sempre fresco. Lascia il vecchio corpo ed entra in quello nuovo. Fiorisce da qualche altra parte… continua a fiorire. Ma noi non siamo in grado di cogliere questa continuità, perché è invisibile: vediamo solo un fiore e poi un altro fiore… non vediamo mai la continuità.

L’ego ha una sua qualità: è morto, è una cosa di plastica. Ed è molto facile averlo, perché sono gli altri a dartelo. Non hai bisogno di cercarlo, non è richiesta nessuna ricerca. Ecco perché solo diventando un ricercatore dell’ignoto, potrai essere un individuo, altrimenti non lo sarai mai. Se non hai un centro reale, come farai a essere un individuo? L’ego non è dell’individuo. E’ un fenomeno sociale, appartiene alla società, non è tuo. Ti dà però una funzione nella società, ti inserisce in una gerarchia. Ed è per questo che sei così infelice. Con un vita artificiale, come puoi essere felice?

Come puoi vivere in estasi e in beatitudine? Questo ego crea molte sofferenze, ma tu non lo puoi vedere, perché è la tua stessa oscurità e tu ti identifichi con essa. Non hai mai notato che tutti i tipi di infelicità penetrano in te attraverso l’ego? L’ego è l’inferno, può solo renderti infelice. Ogni volta che soffri, cerca semplicemente di osservare, di analizzare… e scoprirai che è l’ego, in qualche modo, la causa di tutto. Inoltre, esso continua a scoprire nuovi motivi di sofferenza.

L’ego lotta in continuazione con gli altri, perché non ha nessuna confidenza con sé stesso. Quando non hai niente in mano e invece pensi di avere qualcosa, ecco che nasce il problema. L’altro ti rende cosciente di questa evidenza, e niente colpisce come la verità. Allora devi difenderti: se non lo fai, ti perderai, la tua identità si spezzerà. Per questo devi difenderti e lottare: qui nasce il conflitto.

Chi è invece centrato nel suo sé, non è mai in conflitto. Possono essere gli altri a lottare con lui, ma lui non si metterà mai in conflitto con nessuno. Una volta, mentre un maestro Zen camminava per la strada, un uomo si precipitò su di lui e lo colpì duramente. Il maestro cadde, poi si rialzò, e riprese a camminare nella stessa direzione di prima, senza neppure voltarsi indietro. Un discepolo che era con il maestro rimase molto colpito e chiese: “Chi era quell’uomo? Che cosa vuol dire tutto questo? Nessuno può voler uccidere un essere che vive come te; e tu non lo hai neppure guardato. Chi è? e perché l’ha fatto?” Il maestro rispose: “E’ un problema suo, non mio”.

L’ego è sempre alla ricerca di guai. Perché se nessuno ti presta attenzione, il tuo ego inizia a sentirsi affamato. Vive dell’attenzione degli altri. Perciò, anche se qualcuno è in collera con te, ti va bene lo stesso: per lo meno ti ha prestato attenzione. Se qualcuno ti ama è meglio, ma se nessuno ti ama, ti va bene anche la rabbia. Perlomeno sei oggetto di attenzione. Se però questa attenzione non esiste, se nessuno pensa che tu sia importante, come farai a nutrire l’ego?

E’ necessaria l’attenzione degli altri… e tu cerchi di attirarla in mille modi: ti vesti in un certo modo, cerchi di farti bello, ti comporti in modo educato. Quando percepisci che la situazione è di un certo tipo, ti adegui immediatamente, in modo che la gente ti presti attenzione. Questo è vero e proprio mendicare.

Un vero mendicante è colui che ricerca e chiede attenzione. Un vero imperatore è colui che vive di sè stesso, che ha un proprio centro e non dipende da nessun altro.Per il Buddha se il mondo scomparisse di colpo, farebbe forse qualche differenza? No, per nulla, perché egli ha conseguito il proprio centro. Tu invece, se tua moglie scappa, va con qualcun altro, vai in pezzi, resti completamente sconvolto. Ma perché? Perché non hai nessun centro che sia davvero tuo. Era tua moglie a dartelo.

Questo è il modo in cui la gente vive. Questo è il modo in cui si diventa dipendenti dagli altri. E’ una vera e propria schiavitù, ed è molto profonda. Solo una persona priva di ego è per la prima volta un maestro e non più uno schiavo.

Inizia a cercare l’ego in te stesso. Tutte le volte che ti senti infelice, meschino, chiudi immediatamente gli occhi: cerca di scoprire dove ha origine questa infelicità, e ogni volta scoprirai che il tuo falso centro è entrato in conflitto con qualcuno. Tuttavia, le cause non stanno al di fuori di te. Il motivo fondamentale è dentro di te, ma tu guardi sempre al di fuori, chiedi sempre: chi mi rende così infelice? Chi provoca questa mia rabbia, questa mia angoscia? Se guardi all’esterno, non lo scoprirai mai. Limitati a chiudere gli occhi e a guardare sempre dentro di te. La fonte di ogni miseria, rabbia, angoscia, è nascosta dentro di te: è il tuo ego.

E se trovi la fonte, sarà facile andare oltre. Se riesci a vedere che il tuo stesso ego è la causa di ogni sofferenza, preferirai abbandonarlo, perché nessuno può portarsi dietro la causa della propria sofferenza, una volta che la conosce.

Che cos’è l’ego? L’ego è una gerarchia che si fonda sull’idea: “Nessuno è come me” e che può benissimo alimentarsi anche con un sentimento come l’umiltà, dicendo: “Nessuno è come me, sono il più umile di tutti gli uomini”. Ecco come funziona l’ego. E’ così sottile e astuto, che bisogna stare molto, molto attenti: solo così lo si può vedere. Non cercare quindi di essere umile, cerca semplicemente di capire che tutta l’infelicità e l’angoscia nascono dall’ego. Osserva semplicemente! Non c’è bisogno di lasciarlo andare, non si può. Colui che ci riuscirà, diventerà un nuovo ego, perché l’ego ritorna sempre. Limitati perciò ad osservare in disparte, non fare altro, limitarti ad osservare che l’ego è la fonte di ogni miseria. Ma non dirlo, non continuare a ripeterlo, non serve a niente. Ogni volta che ti senti infelice, chiudi semplicemente gli occhi e prova a vedere da dove viene questa disperazione e a capire che proviene dal tuo stesso ego.

Se continui a sentire e a capire e se questa comprensione si radica profondamente in te, un giorno all’improvviso ti accorgerai che l’ego è semplicemente scomparso, perché la comprensione stessa che sia l’ego a creare ogni sofferenza, lo fa decadere. Questa profonda comprensione, è la caduta stessa dell’ego.

Il vero sentiero verso il divino, verso l’assoluto, deve passare attraverso la regione dell’ego. Bisogna riconoscere come falso ciò che è falso. Bisogna riconoscere la fonte della nostra sofferenza in quanto tale, e a questo punto l’ego cade da solo, semplicemente.

Quando ti rendi conto che è un veleno, cade da sé. Ridi semplicemente di tutto, del fatto che eri tu stesso l’autore di tutta la tua sofferenza.

Avete costruito una casa/prigione tutto intorno a voi, e ora cercate qualcuno che vi aiuti, ma colui che dovrebbe portarvi aiuto, si trova sulla stessa barca. Ed è anche molto felice di aiutare, perché in questo modo anche il suo ego si sente molto, molto bene, sentendo la riconoscenza di coloro che aiuta.

Chi ha ancora i propri problemi, non può essere di grande aiuto ad altri. Solo chi non ne ha più, può aiutare. In Occidente, esistono numerosi centri di psicoanalisi, ma non sono di aiuto alle persone, anzi possono creare loro dei danni ulteriori. E questo perché chi cerca di aiutare, in realtà si trova sulla stessa barca di coloro che vorrebbe salvare.

Quando attraverso la comprensione e la consapevolezza maturerai, e avrai realizzato davvero che l’ego è la causa di tutta la tua sofferenza, un giorno lo vedrai semplicemente cadere come una foglia secca. Si poserà a terra, morirà per conto suo, senza che tu abbia fatto nulla, senza la pretesa di essere stato tu a farla cadere. Ti accorgerai che l’ego è semplicemente scomparso, e in quel momento emergerà il tuo vero centro. Questo vero centro è l’anima, il sé, Dio, la verità o qualsiasi altro nome tu voglia dargli. E’ senza nome, per cui puoi dargli tu stesso il nome che preferisci.

Osho

Rivisto da www.fisicaquantistica.it

Copyright © 2003 Osho International Foundation
Tratto da: Oltre le Frontiere della mente


http://divinetools-raja.blogspot.it
La Via del Ritorno... a Casa

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