domenica 29 gennaio 2012

LA DANZA TRIBALE


Questo esercizio divertente e rilassante – accompagnato da un brano musicale che duri almeno trenta minuti con un ritmo continuo ma non martellante (per esempio il “Bodyjazz” di Gabrielle Roth) – ha lo scopo di renderci più consapevoli delle varie parti del corpo, di sciogliere le tensioni anche nelle parti di cui siamo più inconsapevoli e di riportare l’energia in un flusso più omogeneo.
La cosa più importante è di non seguire un’idea o di prefigurarci un movimento, ma di accettare il più possibile gli impulsi che provengono dal corpo sotto il suggerimento della musica.
Si inizia con la testa: seguendo il ritmo della musica, lasciamola ciondolare in avanti e indietro, ai due lati verso le spalle, con moto rotatorio in senso orario e in senso antiorario. I movimenti sono dolci, senza sforzi e senza strappi, movimenti piacevoli in cui si percepisce un leggero stiramento dei muscoli del collo e dell’occipite. Tutta questa fascia muscolare di solito è abbastanza “bloccata”, perciò dobbiamo allentarla non mediante movimenti controllati, ma piuttosto con movimenti sensuali, dolci, dilettevoli.
Iniziamo poi a girare gli occhi, a muoverli in su e in giù, a destra e a sinistra, a ruotarli senza muovere la testa. Muovere gli occhi produce diverse reazioni: ad alcune persone provoca giramenti di testa, ad altre procura un certo fastidio, altre ancora lo trovano piacevole, altre dicono che aiuta a rilassare tutta la faccia, altre ancora diventano aggressive. Osserviamo liberamente quali sensazioni e quali sentimenti scaturiscono quando, muovendo gli occhi, sciogliamo tensioni molto sottili e lo “schema di controllo” (molto delicato) collegato a questa muscolatura.


Continuiamo con il movimento, ma ora passiamo alla bocca: facciamo tutte le smorfie e le boccacce che ci vengono in mente, accompagnandole con il respiro, respirando a bocca aperta, contraendo e tendendo i muscoli facciali e smuovendo la mascella. Immaginiamo di essere un mostro dei cartoni animati o un essere che è appena uscito da un film di fantascienza, o una divinità feroce di un thanka tibetano.
A poco a poco, combiniamo tutti e tre i movimenti (della testa, degli occhi e della bocca) con il ritmo della musica in modo che il capo ballonzoli a suo piacere seguendo sia la musica che il ritmo del nostro respiro. Quando ci accorgiamo che non respiriamo profondamente ma solo superficialmente, oppure quando il movimento diventa meccanico, interrompiamo con tre o quattro respiri profondi e riprendiamo il ballo.
Sempre seguendo questa tecnica, passiamo alle spalle, poi ai gomiti e infine alle mani. A poco a poco, parte per parte, arriviamo a far ballare anche le anche, il bacino, le ginocchia, i piedi. Un buon trucco per ottenere questo risultato consiste nel suddividere il brano musicale in parti uguali per ogni parte del tuo corpo, concedendo un po’ più di tempo alla testa. Per esempio, se il brano dura trenta minuti, dedichiamo dodici minuti ai quattro movimenti della testa, e tre minuti a ogni altra parte del corpo.
I vantaggi di questa danza sono anche pratici: ci sentiremo ispirati a inventare movimenti che sono nuovi per noi, e a dare un raggio più ampio a giunture che solitamente muoviamo soltanto in una direzione o in un’angolazione molto stretta (per esempio i gomiti e le ginocchia). Muovendo ogni parte del corpo singolarmente, inoltre, portiamo anche la nostra attenzione in ognuna di queste parti, e con l’attenzione arriva la vitalità e l’energia, fattori che per la nostra crescita sono molto più importanti dell’allenamento fisico o di una buona forma.
Ovviamente possiamo fare questa danza anche insieme al nostro partner, prendendo contatto fra le rispettive parti del corpo – le tue mani ballano con le sue mani e le tue anche toccano le sue anche – ma l’attenzione rimane e deve sempre essere riferita al nostro corpo, non salta al corpo dell’altro, ma resta focalizzata sul nostro movimento. 


fonte Tantra di Elmar e Mchaela Zadra




 
Tantra la Via dell'Estasi Sessuale
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22° edizione
Elmar e Michaela Zadra

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